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mercoledì 28 novembre 2012

The Real Zumba Fitness


Riccione, 5° centigradi e spiagge deserte.

Con la sacca sulle spalle, io e il mio collega ci mettiamo in viaggio alle 4 del mattino per un training intensivo di Zumba Fitness con la Zes Vicky Zagarra.
Incontro tanto atteso e carico di aspettative, almeno per il mio collega.
Si prospetta una giornata dura, ma divertente..almeno questo ci è stato promesso dalla nostra trainer, io infatti di Zumba, prima di questo incontro, ne sapevo ben poco.
O meglio, tutti ormai abbiamo capito che cos’è e a cosa serve, ma sono pochi quelli che sanno davvero i principi su cui si basa questa attività di Fitness..si perché è proprio un’attività di Fitness. Non imparerete a ballare il latino americano, non farete coreografie per il saggio, non andrete in piazza a fare spettacoli di Zumba Fitness.

Il programma Zumba Fitness nasce dall’idea di Beto Perez a metà degli anni 90 in Colombia. Dopo una serie di insuccessi, Beto incontra le persone giuste e rapidamente questo programma diventa un movimento mondiale e uno stile di vita.

Torniamo a Riccione.. Siamo in una normalissima palestra io , il mio collega e altri 30 personaggi in vestiti fluorescenti. Alla reception ci accoglie lei, Vicky Zagarra, una splendida donna colombiana dai lunghi capelli neri e gli occhi verdi.
Dopo la consegna del materiale, di una barretta e di una banana, si inizia il trainer con una lezione intera di Zumba Fitness.. e dopo soli 10 minuti gli specchi della sala si appannano, i vestiti si bagnano e i visi dei partecipanti assumono colori che vanno dal rosa cicca al viola.
Vicky è rivolta verso di noi e non parla; cosa alquanto strana in una lezione di fitness..ma anche questo, scopriremo poi, ha un motivo.
La lezione finisce e i partecipanti con dei sorrisi ebeti stampati sulla faccia, si trascinano verso le loro barrette e banane desiderosi di rifocillarsi.
La giornata prosegue con le spiegazioni tecniche dei passi e delle variazioni..eh si, non ci crederete mai, ma Zumba Fitness ha una tecnica!
“Ah aspetta, quindi mi stai dicendo che quando sono andata a quella lezione in cui ballavamo la Samba su Ai Seu te pego…” Già, non era Zumba Fitness.

La lezione di Zumba Fitness è articolata in 3 momenti ben distinti, il fulcro di questi 3 momenti sono le Zumba Dance, ovvero tutte i diversi stili di danza a cui si ispira questo programma, ma attenzione, ripeto, non imparerete mai a ballare la salsa o il merengue. Semplicemente sfrutterete le musiche latine e i passi di questi balli per praticare del Fitness vestito a festa.
Zumba Fitness è un programma facile, efficace e divertente.. I vostri istruttori qualificati, specialmente i membri Zin, cioè coloro che ricevono una formazione continua, sapranno rendere tutti i vostri sforzi divertenti con musiche e passi coinvolgenti e sempre nuovi.
E se dopo aver letto questo post, avete dei dubbi e non siete sicuri che ciò che stiate facendo nella vostra palestra o scuola sia effettivamente Zumba.. informatevi! Date un’occhiata al sito ufficiale di Zumba Fitness (il link lo trovate alla fine di questo post), fate domande al vostro istruttore, guardate i video..

Quindi ora lo posso dire.. il programma Zumba Fitness è un ottimo brucia-calorie e tonificante e ha permesso a molte persone di perdere peso, ma.. non vi accorgete mai che state facendo fatica.. Questa è la sua magia.

giovedì 22 novembre 2012

Il Cigno Nero


Quasi tutti, esperti del settore danza o meno, hanno sentito parlare del Film “Black Swan” di Darren Aronofsky.
Pellicola del 2010 che ha riscosso un notevole successo e ha ottenuto diverse critiche positive, ma anche  negative (soprattutto nel mondo del balletto).

Flm drammatico, thriller psicologico o horror, comunque lo vogliate chiamare, questa pellicola si addentra nella vita di Nina, una ballerina di una compagnia di New York, alle prese con il ruolo da protagonista del celebre balletto “Il lago dei cigni”.
Nina è una ragazza palesemente disturbata, se uno psicologo studiasse il film, potrebbe probabilmente diagnosticarle diverse patologie mentali: Anoressia e bulimia, schizofrenia paranoica, autolesionismo, deliri di persecuzione, cleptomania, ambivalenza affettiva, “frigidità”..e chi più ne ha più ne metta.
Il tutto prende evidentemente origine dal rapporto morboso che Nina ha con la madre, ex ballerina fallita che addossa alla figlia fragile una serie di aspettative e la opprime cercando di tenere sotto controllo ogni aspetto della sua vita, particolarmente esplicativi sono i momenti in cui la madre spoglia Nina monitorando eventuali lesioni  o la pettina, oppure ancora le scene in cui la madre si infila nella cameretta della figlia e la osserva dormire.

Nina si dimena tra ansie, vomito autoindotto, deliri visivi e uditivi e manie di persecuzione e attraverso un viaggio surreale e sconvolgente dentro se stessa riuscirà a trovare il lato oscuro che le permetterà di interpretare al meglio non solo il cigno bianco, ruolo per lei perfetto, ma anche il cigno nero, la metà più erotica e passionale.

Il film per un’ora scarsa mantiene la sua credibilità, indagando e addentrandosi nella psicologia di una ballerina disturbata e focalizzandosi sul rapporto morboso con la madre e la rivalità con le altre danzatrici; aspetti parzialmente presenti nella realtà del balletto.
Da un certo punto in poi invece, la pellicola si trasforma in un’ analisi surreale ed esagerata, trasformandosi inevitabilmente in un film horror.

Il film ha subito molte critiche poiché sono molte le scene esplicite di sesso o di auto-lesionismo. Il film è stato aspramente criticato dagli addetti del mondo del balletto classico in quanto "il mondo del balletto sembra frequentato solo da persone cariche di odio, cinismo e opportunismo". Inoltre l'atmosfera onirica e dark che impregna tutta la produzione, unita alla poca simpatia che emana la fragile personalità della protagonista femminile, certamente non dà una visione positiva e serena del mondo del balletto. 
Tutto vero per carità, certi aspetti relativi al mondo del balletto, sono veramente esagerati, ma se non si guarda il film pensando di vedere un documentario sulla danza e ci si focalizza sulla storia e sulla personalità disturbata della protagonista (che ovviamente non è determinata dal suo essere una ballerina), diventa una piacevole visione.

lunedì 19 novembre 2012

Sbarra a Terra


Arrivo da un weekend intensivo dedicato alla sbarra a terra, un seminario condotto dall’ex docente di Sbarra a Terra della Scala Alex D’orsai.
Premetto che oggi, dopo 12 ore dedicate a questa attività, non c’è un solo muscolo del mio corpo che non mi faccia male.
Ma, nonostante i dolori accusati, posso dire con certezza che la Sbarra a terra è un lavoro fondamentale e assolutamente benefico per ogni ballerino.
Purtoppo in Italia questa disciplina è ancora piuttosto trascurata, non viene ancora percepita la sua importanza nella formazione di un ballerino.

La sbarra a terra permette di sviluppare perfettamente i muscoli che i danzatori utilizzano maggiormente nella loro attività tersicorea.
Quante volte, in una lezione di danza classica si sente il maestro dire: “Dai,usa gli adduttori!” oppure ancora “Tieni gli addominali attivi!”… Benissimo, è importante che un ballerino sappia usare i muscoli giusti, ma come si può pretendere che un bambino mantenga la parete addominale attiva, se non gli è stato insegnato come?
Ecco, la Sbarra a terra serve proprio a questo, a dare un supporto al ballerino, ad aiutarlo a gestire e controllare la propria muscolatura e la propria postura, in modo da facilitare l’esecuzione degli esercizi e ad avere una maggiore padronanza del proprio corpo.

Uso le parole di Alex D’Orsai per darvi un’idea più dettagliata di cosa sia questa disciplina:
E’ una disciplina che, come dice il nome, si svolge interamente a terra. La lezione, concepita per fornire un’impostazione e una postura di base correttamente allineata, ed un allungamento muscolare totale, si presenta come l’ideale complemento ad un corso di danza, sia essa accademica, moderna (contemporanea o jazz), di carattere, di spagnolo o di Tip-Tap.
La posizione a terra permette di sviluppare la propria padronanza muscolare senza il supporto visivo dello specchio ed impone una concentrazione particolare. Il lavoro si basa sulla ricerca e lo sviluppo specifico di muscoli quali i trapezi ed i gran rotondi  (muscoli della cintura scapolare), i gran dorsali, gli adduttori della coscia e, naturalmente, tutti gli addominali : in tale fascia muscolare si situa il punto focale di forza e di equilibrio di tutto il corpo, quel punto che i cinesi chiamano tan-tien, dal quale fanno partire la respirazione controllata.  
La sbarra a terra permette di
 - percepire e, poi, lavorare dei muscoli spesso non utilizzati nella loro totale potenzialità
 - alleggerisce di conseguenza il lavoro di altri troppo caricati, avvantaggiandoli
 - garantisce un rinforzo e nello stesso tempo un allungamento di tutta la massa   muscolare
 - potenzia l’en dehors
 - insegna il coordinamento tra respirazione e movimenti di danza
 - fornisce l’esatta percezione dell’allineamento sia della colonna vertebrale che degli arti     inferiori rispetto al bacino

Insomma, una lavoro FONDAMENTALE da affiancare allo studio della danza classica, moderna e contemporanea.
Non è una disciplina divertente, non da nessun tipo di soddisfazione artistica, è un lavoro duro e pesante che richiede molta concentrazione.. Ma vi assicuro che, se la vostra ambizione è quella di diventare realmente un ballerino, la Sbarra a Terra può cambiare profondamente il vostro corpo e darvi una marcia in più nell’affrontare il lavoro del danzatore.

E oggi io, dopo questo intenso seminario, mi sento benissimo… Dolori a parte.

martedì 13 novembre 2012

Danza e ..Tecnologia


..Due mondi distanti. Una ballerina è un essere leggero ed etereo che si aggira su palcoscenici in legno logoro con i suoi abiti svolazzanti e le sue calze rosa. Che cos’ha questo a che vedere con la tecnologia? Nulla effettivamente.
La danza classica è classica per definizione,  punto. Nulla potrà mai cambiare la sua essenza.
Ma guardiamo oltre.. Analizziamo la danza nella sua complessità, è davvero così distante dalla tecnologia? No, la risposta è NO.

La danza contemporanea sperimenta andando alla ricerca di un corpo “altro” dall’idealizzazione realizzata dalla tradizione del balletto classico accademico. Il corpo del danzatore contemporaneo è un ipercorpo, è un corpo in cui si inscrive la realtà contemporanea dell’uomo moderno del nuovo millennio.
Sono anni che la danza contemporanea sperimenta, cerca una sua collocazione nella realtà e si rinnova per stare a passo con i tempi.
Il primo tentativo di “rivoluzione” è stata messo in pratica da uno dei padri fondatori della danza contemporanea: Merce Cunningham. Cunningham è già cosciente del fatto che le tecnologie saranno in grado di arricchire il processo di creazione coreografica ma che la riluttanza del mondo accademico rischierà di rallentarne di molto l’introduzione nella danza.
Il desiderio di Cunningham è quello di trovare il mezzo più ottimale per realizzare i propri obiettivi artistici. La “tecnologia elettronica” ha introdotto un nuovo modo di vedere la realtà, di negoziare, di pensare. Grazie ai nuovi media digitali è sempre più possibile “editare” un prodotto creativo, inter-agendo su di esso, annullando o ripristinando modifiche che non andranno ad influenzare il “già salvato”.
Da questo presupposto, Cunningham ipotizza un sistema di “notazione di danza elettronica immediata” che serva a mostrare i movimenti della danza, fermali o rallentarli. Nel 1986 questa sua idea si materializza nel software Life Forms un software di animazione 3D di proprietà della Credo Interactive.
E dopo di lui, molti hanno percorso questa strada, portando alla danza contemporanea nuove tecnologie e nuovi spunti di riflessione e ricerca.
In Italia, la danza sperimentale e multimediale porta il nome di Ariella Vidach.
Creata in Svizzera nel 1988, l’Associazione culturale AiEP (acronimo di Avventure in Elicottero Prodotti) nasce dalla comunione di intenti di un gruppo di artisti di diversa provenienza, interessati a realizzare progetti di ricerca nell’ambito delle arti visive multimediali e a sviluppare un linguaggio espressivo che attinga dai più svariati campi artistici (danza, musica, video-arte, design).
Nel 1996 Ariella Vidach e Claudio Prati, due dei fondatori di AiEP, creano a Milano un’altra associazione culturale,Ariella Vidach - AiEP, ampliando gli orizzonti geografici ed artistici per approfondire la ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie applicate alla danza contemporanea e alle arti performative.
In oltre vent’anni di attività, il percorso artistico di AiEP ha esplorato l’utilizzo dei media interattivi in un crescendo di complessità: dall’utilizzo di proiezioni video in scena a sensori quasi invisibili indossati dagli interpreti, passando per la motion capture e la computer-grafica, la relazione tra corpo, coreografia e sistema interattivi si è andata assottigliando e le interferenze tra arte e tecnologia sono diventate sempre più raffinate e suggestive.

Ma non è finita qui, finora ho indagato solo sulla danza quella vera, quella artistica, quella performativa.. ma facciamo un passo in più.
La danza si sposta continuamente e ricerca collocazioni inusuali per la propria tradizione, anticonvenzionali.
Dal teatro al cinema, da una piattaforma a un video.. il passaggio è rapido, ed eccola lì. Ci troviamo la danza proprio davanti ai nostri occhi, sotto i nostri piedi, dritta dritta in casa nostra.
La danza sta espandendo i suoi orizzonti e va a collocarsi nella quotidianità, diventa attività di intrattenimento e ludica. E lo fa grazie a ciò che è sempre più caro all’uomo contemporaneo: la tecnologia.

Giochi come Dance Dance Revolution, Just Dance e Dance Central ne sono la testimonianza.
Dance Dance Revolution è un videogioco musicale di genere exergaming prodotto da Konami, pubblicato come arcade e su PlayStation. È dotato di una pedana con quattro frecce (su, giù, destra e sinistra), e seguendo il tempo e il ritmo di una data canzone, si leggono le frecce indicate su uno schermo e si premono con i piedi i relativi pulsanti sulla pedana.
Just Dance è un videogioco musicale sviluppato e pubblicato da Ubisoft per Wii. È simile al gioco Dance Dance Revolution con i ballerini che si muovono sullo schermo al fine di guadagnare punti ma la modalità di gioco è molto diversa. In Dance Dance Revolution i ballerini devono schiacciare con i piedi quattro frecce (su, giù, destra e sinistra) su una pedana per abbinare le frecce di scorrimento che appaiono su schermo. In Just Dance i giocatori usano solo il Wii Remote e tentare di imitare tutte le mosse del ballerino che appare sullo schermo. I giocatori guadagnano punti in base ai movimenti svolti e a come li si esegue.
Il controller del Nintendo Wii, utilizza un approccio differente da quello tradizionale, nel tentativo di risultare interessante per un pubblico più vasto. Ha la forma di un comune telecomando da televisione e viene tenuto in una sola mano. Essendo simmetrico, appare ugualmente utilizzabile da destrimani e mancini. Il controller è la maggiore innovazione degli ultimi venti anni nell'ambito delle console. Dei led ad infrarossi incorporati nelle estremità del Wii Sensor Bar  permettono al controller di percepire il puntamento verso lo schermo, mentre l'accelerometro integrato nello stesso controller gli permette di percepire l'inclinazione e la rotazione. La comunicazione tra controller e console Wii utilizza la tecnologia Bluetooth.
Dance Central. Il primo videogioco di danza in esclusiva su Kinect  per Xbox 360®,assolutamente coinvolgente, senza l'utilizzo di controller e dotato di un sistema di rilevamento dei movimenti del corpo. Ogni routine offre una vera e propria coreografia sia per principianti che per esperti, oltre a una colonna sonora  con brani di artisti pop, hip-hop e R&B. Kinect utilizza un sensore di movimento in grado di rilevare i movimenti di tutto il corpo.  Mentre giochi, Kinect crea una ricostruzione digitale del tuo scheletro basandosi sui dati di profondità rilevati. Quindi, quando ti sposti a sinistra o a destra oppure salti il sensore cattura i tuoi movimenti e li riproduce nel gioco.

Insomma, sicuramente non vedremo grandi performance sul tappeto del nostro soggiorno, ma questi videogiochi sono un grande strumento di divulgazione dei benefici dell’ attività motoria e permettono a chiunque di godere del piacere della danza.





lunedì 5 novembre 2012

Alice's Adventures in Wonderland


La fiaba di Alice nel paese delle meraviglie la conosciamo tutti.
Ma pochi, hanno visto la trasposizione tersicorea di questa suggestiva e folle fiaba.
L’opera d’arte è nata dalla mente di Christofer Wheeldon,ballerino e coreografo inglese ed è una co-produzione del National Ballet of Canada e del Royal Ballet.
Da sabato sarà possibile vederla al Four Season Centre a Toronto… Per chi si trovasse da quelle parti insomma..

Alice’s adventures in wonderland di Christopher Wheeldon è un delizioso balletto di tradizione che, pur nel rispetto della divisione in tre atti con azioni pantomimiche, pas de deux, variazioni singole e di gruppo, si caratterizza per la modernità degli effetti speciali, l’allusività della dimensione intercoreografica, l’appropriata scelta del linguaggio e dello stile neoclassico.
Ideato nel 2011 per il Royal Ballet e ripreso quest’anno come cadeau pasquale nella stagione coreutica della Royal Opera House,Alice’s adventures in wonderland è ispirato all’omonimo racconto per ragazzi che lo scrittore inglese Lewis Carroll pubblicò nel 1865 e a Through the Looking-glass, una continuazione delle avventure di Alice scritta dall’autore nel 1871. Un duplice riferimento letterario di cui Wheeldon si serve per creare la sua versione, una sorta di storia parallela, in cui le avventure di Alice nel paese delle meraviglie non sono altro che un sogno che consente alla ragazza, figlia del decano della Chiesa di Cristo, Henry Liddell, di ricongiungersi al giardiniere Jack. Il garbato giovane allontanato dalla burbera madre della ragazza e ritrovato alla fine quando, con un salto vertiginoso, si passa dal 1862 ai giorni nostri e i due innamorati sono di nuovo uniti e fotografati da Carroll nei panni di un turista di passaggio. Quello stesso Carroll che all’inizio, ospite di casa Liddell, aveva regalato ad Alice e alle sue due sorelle il magico libro di avventure e dato il via ai sogni della fanciulla.
Fantastica Itziar Mendizabal nel ruolo della Regina di Cuori.

Mi rendo conto che Toronto non è proprio qui dietro l’angolo, però per gli appassionati del genere, Alice’s Adventure in Wonderland, è disponibile in dvd. Intanto gustatevi un assaggio: